Il Presepe Napoletano: tra storia e tradizione

Presepe Napoletano
Il Presepe Napoletano è da considerarsi quello che, storicamente ed artisticamente parlando, ha espresso tutta la bravura, la vitalità, la fantasia e l’estro del popolo partenopeo.
Profondamente diverso dal Presepe tradizionale, in cui la scena si svolge seguendo fedelmente i passi del Vangelo relativi alla nascita di Gesù e ambientato a Bethlemme, il Presepe Napoletano  è ambientato nella Napoli del ‘700 e i volti, le attività e i costumi rispecchiano il volto di una Napoli affollata, vitale e variopinta.

La storia

Il Presepe a Napoli ha una storia antica e nobile, impregnata del genio e dell’arte partenopea; Il primo Presepe di cui si fa cenno nella tradizione napoletana è infatti risalente al 1340, anno  in cui venne realizzato, e venne donato in seguito alle suore Clarisse per la chiesa del loro convento.
Successivamente (intorno al 1500) grandi presepisti come Belverte, Rossellino, Giovanni da Nola (detto il Marigliano), realizzarono veri e propri capolavori ancora oggi visibili nelle chiese di Napoli e dintorni.
Il Settecento comunque fu il secolo più importante per l’arte presepiale, soprattutto per quella partenopea: in questo periodo storico il Presepe perde in parte il suo significato religioso per diventare opera artistica.
Il Presepe di questo periodo è una forma di spettacolo dove si trovano spaccati di vita e cultura dell’epoca, gli storpi e i diseredati rappresentati sarcasticamente, l’opulenza dei nobili e delle loro corti a simboleggiare i loro privilegi, le osterie con gli avventori e l’oste rappresentano la benevolenza del popolo e gli sfarzi con cui erano decorati i pastori dichiaravano lo “status” socio economico del proprietario del presepe.
I luoghi di rappresentazione non sono più solo le chiese, ma anche le stanze di privati, chiaramente tra i più facoltosi, che attiravano cittadini di ogni estrazione sociale.
Varie sono le collezioni di presepi napoletani importanti e artisticamente eccelsi che si possono trovare in varie gallerie d’arte nella città partenopea.

La realizzazione

Le statue, dalle teste modellate in terracotta dipinta e con occhi di vetro, gli arti in legno e il corpo in stoppa con un’anima  di fil di ferro che lo rendevano flessibile, erano vestite di tessuti di pregio e, quelle che impersonavano  personaggi di rilievo, agghindate con gioielli in materiali preziosi, perle e pietre preziose.
A realizzare le armi, gli strumenti musicali, i vasi preziosi e gli altri ornamenti dei personaggi del corteo dei Re Magi vennero chiamati argentieri e gioiellieri famosi, la frutta e le cibarie erano invece realizzate in cera colorata.
Le scene del Presepe napoletano sono variate negli anni, anche se hanno mantenuto intatte le tre principali e la sacralità della sua funzione di rappresentazione di raffigurazione della nascita di Gesù.
I tre episodi narrativi raffigurati erano chiaramente la Nascita nella grotta (che viene costruita sulle rovine di un tempio pagano, tratto chiaramente allegorico), l’Annunciazione  e l’arrivo dei Re Magi.
La struttura è quindi già quella odierna, caratterizzante del presepe napoletano: intorno al tempio (il classico scoglio che crea la struttura del Presepe e che è realizzato in legno, sughero, cartapesta o gesso e concepito a più piani).
I personaggi popolano e animano le diverse scene del Presepe, quindi oltre alla natività vi è l’annuncio dei pastori, il corteo degli orientali, la taverna e un tripudio di altre scene che sono tratte dalla vita giornaliera.
Fanno quindi la loro comparsa la Castagnara, l’Arrotino, la Zingara, il Pezzente, il Cieco, lo Storpio il Macellaio e tutti quei personaggi caratterizzanti della vita quotidiana partenopea a cui è contrapposta l’opulenza del mondo orientale con il fasto e la ricchezza del seguito dei re Magi.

Le Allegorie

i luoghi

Ogni cosa rappresentata nel Presepe Napoletano ha il suo significato allegorico, non fanno eccezione ovviamente i luoghi e gli oggetti della scena:
La Grotta si trova al centro, nel luogo più basso con altre grotte laterali più piccole in cui ci sono le greggi e il pastore nell’atto di scaldarsi accanto al fuoco.
La grotta è raggiungibile solo tramite impervi sentieri che conducono dalle montagne alla grotta, un viaggio in “discesa” verso le viscere della terra dove, vincendo le angosce del buio e della notte, si partecipa alla nascita del sole e al trionfo della luce.
Il Pozzo è anche un elemento ricorrente nel presepe napoletano e rappresenta il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee.
Ad esso è associata la Madonna. In Campania diverse chiese sono effettivamente intitolate alla “Madonna del pozzo”. Il pozzo è inoltre un oggetto carico di significati simbolici e leggende natalizie: ad esempio i contadini non andavano mai ad attingere acqua dal pozzo la notte di Natale, perché si credeva che l’acqua contenesse spiriti diabolici capaci di possedere colui che l’avesse bevuta. Un’altra leggenda campana vuole che nei riflessi dell’acqua attinta dal pozzo apparissero i volti di tutti coloro che sarebbero morti entro l’anno.
La Fontana è onnipresente in qualsiasi Presepe, e anche ad essa sono attribuite rappresentazioni magiche relative alle acque che provengono dal sottosuolo.
La donna alla fontana, che generalmente si rappresenta, è la Madonna stessa, che secondo alcuni vangeli apocrifi pare stesse attingendo acqua alla fonte nel momento dell’Annunciazione.
Il Ponte è un altro elemento ricorrente nella tradizione presepiale ed è un simbolo di passaggio anch’esso collegato alla magia.
Esso è il transito e il limite che collega il mondo dei vivi e quello dei morti, soprattutto in periodo natalizio. Spesso a Napoli, nel giorno dell’epifania accanto al ponte venivano aggiunte dodici figurine di frati scalzi e incappucciati che mostravano il pollice della mano sinistra: essi rappresentavano i mesi morti che al seguito dei Magi, ritornavano nell’aldilà.
Il Mulino ha una simbologia piuttosto complessa.
Le ruote o le pale che girano sono simbolo dello scorrere del tempo, con una chiara allusione al nuovo anno immaginato come una ruota che riprende a girare.  Il suo significato profondo di produttore di farina bianca (antico simbolo della morte) che in questo caso assume valenza positiva per il fatto che diventa pane.
L’Osteria ha in se tanti significati, primo tra tutti il viaggio e i suoi rischi.
Essa allude proprio al viaggio di Giuseppe e Maria in cerca di alloggio che nella Cantata dei Pastori si sviluppa con il diavolo Belfagor che travestito da oste cerca di adescare la sacra coppia per sopprimere la Vergine Madre.
Il Fiume mostra l’acqua che scorre e in tutte le mitologie è legato alla morte e alla nascita divina.
Nel caso della religione cristiana esso richiama il liquido fetale materno e, allo stesso tempo l’acheronte, il fiume degli inferi in cui vengono traghettati i dannati.
Il Forno è un richiamo alla nuova dottrina cristiana che vede nel pane e nel vino i propri fondamenti, nel mondo dell’Eucarestia.

i personaggi

I Re Magi sono rappresentati su tre cavalli di colore diverso: bianco, rosso e nero che nella simbologia campana rappresentano l’iter quotidiano del sole (bianco l’aurora, rosso il mezzogiorno e nero  per la sera).
Essi rappresentano inoltre il viaggio notturno che termina con la nascita del nuovo sole bambino. Anche il loro viaggio da oriente (li dove parte il sole) è parte di questa simbologia, in passato essi erano anche accompagnati da una figura femminile, la Re Magia che rappresentava la luna ed era compagna  del Re Moro, simbolo della notte.
La Lavandaia è un personaggio caratteristico della tradizione presepiale e rappresenta la testimone del parto verginale di Maria.
La Zingara è un personaggio profetico collegato alle sibille.
Ella aveva predetto la nascita del Redentore illudendosi di essere la vergine designata che lo avrebbe partorito.
Fu punita per tale presunzione e fu trasformata in una civetta. Essa assume inoltre un significato drammatico perché viene rappresentata con dei chiodi in mano, preannuncio della Passione di Cristo.
La Zingara
La storia può essere correlata anche alle vicende di una donna vergine chiamata Stefania che quando nacque il Redentore si incamminò verso la grotta per adorarlo, ma fu fermata  dagli angeli che impedivano alle donne non sposate di visitare Maria che aveva da poco partorito.
Stefania allora prese una pietra, la avvolse in fasce fingendosi madre e ingannando gli angeli riuscì ad entrare nella grotta il giorno successivo.
Ma quando fu alla presenza di Maria la pietra si tramutò in bambino vero: Santo Stefano, nato appunto il 26 dicembre.
Il Pescatore e il Cacciatore esprimono le più antiche attività con cui l’uomo si assicurò mezzi di sussistenza.
Essi rappresentano i cicli di giorno e notte, morte e vita, autunno e inverno. La loro pregnanza simbolica è sottolineata dalla loro posizione: il cacciatore è sempre in alto mentre il pescatore è sempre in basso, vicino al fiume; questa contrapposizione evidenzia la dualità sacrale di una coppia attinente al mondo celeste (il cacciatore) e a quello infero (il pescatore).
Un altro significato del pescatore è quello di Pescatore di Anime.
I Venditori sono vari all’interno del presepe e rappresentano, in relazione alle loro attività lavorative con il periodo calendariale in cui esse si svolgono, i diversi mesi dell’anno:
così Gennaio è rappresentato dal macellaio o dal salumiere,
Febbraio dal venditore di ricotta e formaggio,
Marzo dal pollivendolo,
Aprile dal venditore di uova,
Maggio è rappresentato da una coppia di sposi con un cesto di frutta,
Giugno dal panettiere e dal farinaio,
Luglio dal venditore di pomodori,
Agosto dal venditore di cocomeri,
Settembre  dal venditore di fichi o dal seminatore,
Ottobre è rappresentato dal vinaio e dal cacciatore,
Novembre è il venditore di castagne,
e Dicembre il pescivendolo.
I Giocatori di carte sono due e si chiamano Zi’ Vincenzo e Zi’ Pascale.
La loro denominazione è dovuta al carnevale che in campagna è chiamato Vincenzo e alla Morte il cui nome era Zi’ Pascale. Sono anche conosciuti come “i San Giovanni” e si riferiscono ai due solstizi del 24 dicembre e del 24 giugno.
Benino è un personaggio di primaria importanza all’interno del presepe, esso simboleggia il cammino esoterico verso la grotta, il percorso in discesa attraverso il sogno.
Questo personaggio è parallelo al Pastore della Meraviglia. Si identifica in esso alla fine del suo viaggio, quando accecato dalla rivelazione non trova parole per esprimerla e si limita a spalancare la bocca al cospetto del meraviglioso.
Benino
Il Vinaio e Cicci Bacco sono tipiche figure abbinate nella scena e spesso Cicci Bacco viene collocato davanti alla cantina con un fiasco in mano.
Cicci Bacco
Il Monaco: in chiave dissacrante è il simbolo tra il sacro e il profano che si realizza nel presepe napoletano.
La meretrice: Simbolo erotico per eccellenza viene contrapposta alla purezza della vergine e si colloca nelle vicinanze dell’osteria in contrapposizione alla natività che è alle spalle.
Il Falegname non può mancare nel presepe napoletano poiché richiama il mestiere di San Giuseppe.
Il Fruttivendolo con la sua bancarella di variegati prodotti ha il significato augurale di ricchezza e abbondanza.
Lo scartellato (o gobbo) è un soggetto tipicamente legato alla superstizione: la sua gobba , i corni che si porta dietro e i ferri di cavallo portano fortuna e scacciano il malaugurio.
Lo Scartellato
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